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OPINIONI A CONFRONTO - Dini: Primarie ok per gli USA, ma qui non funzionano

“Lo strumento delle primarie non è indigeno per noi, ma straniero. Funziona negli Usa con il bipartitismo, da noi non c’è questa tradizione. E se organizzate male, portano a questi risultati”. Lo afferma Lamberto Dini, interpellato sulla situazione creatasi nella coalizione di centrosinistra dopo la vittoria di Vendola in Puglia.
Il vicepresidente del Senato mette in guardia dal replicare l’esperimento anche a livello nazionale: “In questi casi, si mobilitano soprattutto i militanti, non i cittadini. E l’esito non rispecchia affatto la situazione reale del paese, la reale volontà della popolazione”.
“Noi un leader l’abbiamo già scelto: è Romano Prodi. Non è un nome che si possa mettere a rischio in una procedura dagli esiti incerti”, aggiunge l’esponente della Margherita.
“Se alla candidatura di Bertinotti - argomenta l’ex premier e ministro degli Esteri - si aggiungono quelle di Pecoraro Scanio e di Di Pietro, ne scaturirà una frammentazione del voto, non necessariamente a una forte legittimazione del nostro candidato presidente del Consiglio. E questo non mi piace”. In particolare, se l’esempio pugliese dovesse fare scuola, paventa Dini, “ne uscirebbero sconfitti i due assi portanti del centrosinistra, ossia i Ds e la Margherita”.
“Le primarie si possono fare con regole precise. Devono essere organizzate in modo - prosegue Dini - che abbiano una vasta partecipazione: più ristretta è la base che vota, più grande è il rischio di non avere un risultato che rispecchia l’opinione dei cittadini”.
Ma nel frattempo, come ricomporre le tensioni tra Ds e Margherita? “Le tensioni vanno assolutamente superate - risponde Dini - perché non c’è centrosinistra senza queste due formazioni. Aldilà del caso pugliese, questi partiti devono per forza andare d’accordo”.
Dini confida comunque che Bertinotti si renderà conto che “se alla fine capirà che non potrà essere lui il vincitore, non farà certo prevalere il male peggiore, ossia Berlusconi, ma l’esponente del centrosinistra”. La coalizione di centrosinistra, conclude Dini, non ottiene un maggiore consenso se dà l’impressione di spostare l’asse a sinistra. L’asse deve restare al centro. Sulla base di programma ragionevole concordato con sinistra italiana”.

Fonte: Margherita online

 
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