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OPINIONI A CONFRONTO - Le donne fanno bene alla politica.
Un intervento di Romano Prodi su L'Unità - Di seguito, una variazione sul tema, da "L'Amaca" di Michele Serra.

In questi giorni, in più luoghi e da più parti sono stato richiamato all'urgenza di affrontare il problema della rappresentanza delle donne nella politica e nelle istituzioni.

Il grande deficit di democrazia che l'assenza delle donne a tutti i livelli, politici e istituzionali del nostro Paese, pone, mi è ben presente. È lo stesso al quale mi richiama l'appello di Valeria Ajovalasit e la bella lettera all'Unità di Clara Sereni alle quali sono grato perché mi offrono una prima occasione di risposta.

L'esperienza che ho vissuto in Europa, mi ha permesso di verificare ulteriormente che l'Italia è davvero agli ultimi posti in termini di rappresentanza femminile nei luoghi della politica. Il rilevante ruolo delle donne nella Commissione che ho guidato e la significativa presenza di donne nelle istituzioni di molti paesi della Comunità con i quali ho avuto relazioni, mi hanno ulteriormente insegnato non solo a lavorare con le donne ma a valutarne fino in fondo capacità e saperi.

Non posso dimenticare l'incontro con la commissione dell'Unione dei Paesi Africani della quale facevano parte un eguale numero di donne e di uomini mentre le nostre proporzioni erano ben diverse. Erano questi i pensieri che avevo in testa quando, al Palalido di Milano, l'11 dicembre scorso, ho auspicato che l'Italia si desse finalmente una «mano di rosa».

Per parte mia sono dunque ben intenzionato ad affrontare con le donne il problema non solo perché riguarda un diritto ma anche perché offre l'occasione, come le donne affermano da sempre, di ripensare al modo di fare politica per garantire l'opportunità a tutti coloro che ne esprimono il desiderio, «di esserci, di fare, di mettersi a disposizione, di avere un orizzonte lungo e condiviso».

Fin da ora confermo la volontà di discutere «linee e regole» che coinvolgano le donne correttamente, assicurando, cioè, che ciò avvenga fin dal momento di avvio dei processi di formazione della politica. E lo farò in un confronto diretto proprio con le donne.

Vorrei proprio che si evitassero le «disperate soluzioni dell'ultimo minuto» in cui spesso si cerca, affannosamente, una donna da mettere in lista, in giunta o al governo.

Proprio ad evitare questo, serve l'impegno delle donne e di tutte le loro organizzazioni affinché rendano visibili e valorizzino competenze e professionalità. Un'occasione per tutti sarà il lavoro alla Fabbrica del Programma dove, già oggi, invito tutte per studiare insieme non solo questo problema ma i problemi della società italiana rispetto ai quali voi avete spesso un punto d'osservazione davvero privilegiato.


Fonte: unità.it


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L' amaca di Michele Serra. La Repubblica 23/01/2005

E le donne? Le famose donne di sinistra che ci fecero leggere (e ancora le ringraziamo) Luce Irigaray e la sua portentosa mitezza: non hanno niente da dire, le donne di sinistra, sullo spettacolo della devastante competizione tra maschi che sta paralizzando il centrosinistra?

E non hanno niente da dire sul fatto che non uno tra i candidati alle primarie sia femmina, che il numero delle donne in politica è, in Italia, il più basso d'Europa, che nel vecchio e sclerotico PCI c'erano molte ma molte più donne che in questa sinistra finto-emancipata? Non risulta che uno solo dei pur vivaci e loquaci e modernissimi maschi in lizza abbia posto la questione della rappresentanza femminile in cima alla sua agenda. E così succede che Zapatero, visto da qui, ci appare una specie di Mandrake perchè è riuscito a dire e a fare la cosa più semplice (non la più complicata: la più semplice) del mondo decidendo che la metà del suo governo spetta alle femmine, perchè le femmine sono la metà. In che anno siamo, ragazze?

Piuttosto che sdilinquirsi per le eleganti concessioni del cardinal Ratzinger, non ci sarebbe da imbufalirsi per il desolante e rozzo monopolio maschile della sinistra?


Fonte: repubblica.it




 
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