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Il governo vara 9 città metropolitane
Corriere della Sera, 20.01.2007


ROMA — Sarà legge entro giugno il nuovo Codice delle autonomie che ridisegna i poteri locali a misura del cittadino. Almeno è questa la speranza del governo, dichiarata ieri dal ministro per gli Affari regionali, Linda Lanzillotta al termine del Consiglio dei ministri che ha dato il via al ddl costituzionale. Una rivoluzione a costo zero. Un provvedimento che, se approvato dal Parlamento, ci farà dare l'addio a molte province e il benvenuto a nove città metropolitane. Darà più poteri ai sindaci, soprattutto di Roma, e premierà gli enti locali capaci di razionalizzare. «Risultato essenziale è quello di evitare duplicazioni inutili a danno dei cittadini», spiega il ministro dell'Interno Giuliano Amato che ha preparato il ddl assieme alla Lanzillotta e al sottosegretario Alessandro Pajno. SPORTELLI UNICI — Il modello sarà quello dello sportello unico. Dove il cittadino potrà sbrigare le pratiche in un colpo solo. Come è accaduto per le regolarizzazioni degli immigrati. Si pensa di istituire tre competenze diverse. I Comuni avranno la funzione di prossimità. Gestiranno i servizi essenziali per il cittadino, dalla mobilità all'energia. Le Province si occuperanno del territorio. Alle Regioni spetterà il potere legislativo. «Tutti devono avere funzioni e nessuno deve prevalere sull'altro», rimarca la Lanzillotta, continuando la complicata opera diplomatica alla base del provvedimento. LE CITTA' METROPOLITANE — Nove le città metropolitane che potrebbero nascere, inglobando le competenze delle province limitrofe: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli. Nessuno le obbligherà. I territori dovranno prendere l'iniziativa e promuovere un referendum (con il quorum del 30% se la Regione è contraria, altrimenti senza quorum). L'elezione diretta del sindaco avrà un correttivo a garanzia di rappresentanza per i comuni diversi dal capoluogo. Nelle circoscrizionali potrebbero essere chiamati alle urne anche gli immigrati. I comuni non spariscono. Ma dovranno gestire i servizi pubblici associandosi. A parte quelli piccoli che possono farcela «in economia». Anche le province sono sollecitate a creare aree vaste in cambio di incentivi economici. ROMA CAPITALE — Nasce Roma capitale. Il sindaco avrà nuove risorse e poteri speciali in materia di edilizia pubblica e privata, trasporti, mobilità e servizi sociali. E potrà agire in deroga a leggi nazionali. Walter Veltroni gongola: «Passo fondamentale lungamente atteso». SOSPETTI — La Cdl minimizza. Per Cota (Lega) è «una riformetta contro il nord». Per La Russa (An) un «progetto anni '70». Ostentano soddisfazione i presidenti delle province e i sindaci. Ma il ddl che ridisegna il sistema di poteri locali solleva sospetti. Tutti attendono i decreti delegati per capire a chi toccherà mollarne un po'. Il presidente della provincia di Roma Gasbarra mette le mani avanti: «La provincia di Roma continuerà a svolgere il suo ruolo». Idem quello di Torino, Saitta. Quella di Bologna, Draghetti, tace. E se il sindaco di Bologna, Cofferati, si dice «soddisfatto», quello di Venezia, Cacciari, alza le spalle: «È dal '91 che ogni governo fa una legge sulle autonomie locali che non viene mai applicata».






 
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