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RASSEGNA STAMPA - Ha vinto Vendola, viva Vendola......, di Chiara Geloni
PRIMO PIANO - Quotidiano EUROPA del 18 gennaio '05

Ha vinto Vendola, viva Vendola. Quercia e Margherita saranno leali, ma il risultato delle primarie pugliesi crea qualche incognita. Per i Ds c’è un problema di metodo

di CHIARA GELONI


Ha vinto la democrazia, hanno vinto i pugliesi, Vendola è il candidato di tutti. Fassino e D’Alema, uno da Roma, l’altro da Bari, hanno reagito pressoché all’unisono all’esito delle primarie della Puglia. E in effetti quanto è successo domenica a Bari dimostra senz’altro la vitalità, la capacità di mobilitare e di suscitare attenzione dell’Alleanza: che ha saputo gestire una sfida vera al suo interno, ne ha fatto l’occasione per dimostrare la sua forza e infine si è saputa dimostrare unita nell’accettare il verdetto, per quanto non previsto, deciso dai cittadini.
Dunque viva Vendola, il «nostro candidato» (Fassino), che «sosterremo con lealtà e con una stima verso di lui che ci ha sempre animato da molti anni» (D’Alema). Il segretario dei Ds ci ha tenuto anche a far sapere di aver detto personalmente al neocandidato, per telefono, che i Ds sono convinti che «esista la potenzialità per battere Fitto» e che il sostegno «di tutta la Quercia» sarà «determinato e convinto».
Del resto non poteva che andare così: primarie aperte dovevano essere e primarie aperte sono state. E il fair play di coalizione non può non prevalere, a maggior ragione nel partito che in questa stagione ha saputo fare delle ragioni unitarie la sua vera cifra politica, dando a se stesso ogni giorno di più l’identità di “fratello maggiore” della famiglia dell’Alleanza, quello sempre pronto a lavorare per metter pace. Né del resto si è mai visto un partito che, di fronte a ottantamila persone che vanno alle urne, si mette a insultare gli elettori: la democrazia resta democrazia anche quando i suoi verdetti si rivelano imprevisti o addirittura sgraditi.
Sgraditi sì, perché sarebbe inutile negare che, anche se ora Vendola avrà, com’era in premessa, il sostegno leale di tutti, domenica in Puglia è stato sconfitto il candidato della Federazione.
E che la sconfitta di Boccia non ha fatto bene né ai rapporti tra Margherita e Ds né all’umore dei loro dirigenti, e soprattutto di quelli della Quercia ormai alla vigilia del loro congresso.
Tra i due principali azionisti della Federazione e dell’Alleanza, nella più totale ufficiosità, non è mancata qualche recriminazione: nella Margherita non sono passati inosservati i rallegramenti reciproci, ieri alla camera, tra il gruppo dirigente di Rifondazione e il Correntone Ds, e del resto uno dei suoi più autorevoli esponenti, Pietro Folena, che è eletto a Manfredonia, si era schierato apertamente al fianco di Vendola. Dall’altro fronte, la Velina rossa ha accusato apertamente Rutelli di aver “fatto perdere” Boccia con la sua uscita da Fiesole sulla socialdemocrazia.
La malizia, ovviamente, in realtà non c’è stata né da una parte né dall’altra. Eppure certi sgradevoli pensieri non aiutano la strada dell’unità.
Ma il problema è un altro, ed è più serio: perché quello che è avvenuto domenica, anche se sarebbe un azzardo fare paragoni troppo semplicistici tra la Puglia e l’Italia intera, rende evidente una difficoltà politica della Federazione: al di là di Fabio Mussi, che di certo non aveva bisogno delle primarie per dire che «ora dovremmo subito ripensare alla decisione, sbagliata, sui listoni alle regionali, e anche all’idea della federazione che sostituisce e annulla le identità dei partiti», o di Achille Occhetto che festeggia il ritorno di una «voglia di sinistra» che va ben oltre le percentuali dei partiti dell’area radicale, il Problema è che, come confida un autorevole dirigente diessino, «non sta scritto da nessuna parte che il timone del centrosinistra deve essere riformista, il ruolo di guida te lo devi conquistare sul campo, e noi domenica l’abbiamo perso». Consegnando oltretutto alla sinistra radicale una fetta di elettori diessini, col risultato di “sovrarappresentare” quell’area rispetto al suo peso effettivo.
Delle primarie i Ds non sono mai stati entusiasti, proprio per motivi come questi: è pressoché impossibile che il modello Puglia si ripeta e che Bertinotti batta Prodi alle primarie, ma dopo quanto è successo nessuno può avere la certezza che le primarie non rafforzino la sinistra radicale negando nei fatti il ruolo di “motore riformista” alla Federazione.
Lo stesso dirigente Ds fa notare che la pagina di Repubblica che sabato raccontava della riunione, per quanto informale, sul programma tra Prodi e una cinquantina di professori ed esperti (nessun politico, nessun uomo “d’area” Ds), nonché le indiscrezioni crescenti sulla volontà del Professore di non presentarsi con alcun ticket e non nominare dei “vice” se sarà premier, non migliorano di certo gli umori nel partito. E questo non tanto perché non sia legittimo fare riunioni o perché i Ds siano pieni di aspiranti vicepremier.
Ma perché, come confermano diversi segnali, diventa sempre più difficile, per la Quercia, non porre al Professore un problema di metodo: come si prendono le decisioni nell’Alleanza e nella Federazione?



 
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