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Questa settimana su 'Il diario del lavoro'
(Newsletter - 18 luglio 2014)


Il contratto di lavoro per il trasporto aereo è stato firmato, ed è stato un accordo separato, come da previsioni, ma forse non proprio come lo si immaginava. A non aderire all’intesa, infatti, sono state Uil e Ugl, mentre Cgil e Cisl hanno detto sì al contratto e all’accordo sui risparmi sul costo del lavoro per 31 milioni di euro nei prossimi cinque mesi. La Cgil ha spiegato che la sua adesione è stata dettata dal senso di responsabilità: pur non avendo affatto condiviso l’accordo del 12 luglio scorso, alla fine si è arrivati a un accordo sofferto ma necessario per salvare Alitalia, evitando di portare i libri in tribunale.
La confederazione di Corso Italia, tuttavia, resta fermamente contraria alla soluzione sugli esuberi per la ex compagnia di bandiera: una scelta imposta da Etihad, che rifiuta gli ammortizzatori e intende passare direttamente ai licenziamenti. Una richiesta poco spiegabile, in effetti: il governo, nella persona del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, aveva pronto un piano di uscite più soft, ma di fronte al niet della compagnia araba, è stato accantonato. Cosa abbia indotto il governo alla marcia indietro non è chiaro. Lo stesso Poletti, nei giorni scorsi, ha allargato le braccia sostenendo che “più di questo non si poteva fare”. Una situazione davvero singolare, tenendo conto che, in genere, sono le aziende a chiedere gli ammortizzatori sociali e i governi, nel caso, a concederli. Stavolta, avviene l’opposto: il governo era pronto a concedere la “cassa”, che avrebbe meglio tutelato gli esuberi, ma il gruppo arabo ha preteso la messa in mobilità ed il successivo licenziamento di una quota rilevante di lavoratori. In ogni caso, al momento Alitalia è salva. Per quanto, stavolta, lo vedremo in futuro.
Ma quella di Alitalia non è la sola vertenza che impegna il governo e i sindacati ai tavoli di crisi. E’ di ieri la notizia che la Thyssen Krupp ha presentato nella sede del ministero dello Sviluppo un piano che prevede, per le acciaierie di Terni, il licenziamento di 550 dipendenti su 2500 e il taglio netto del 10% alle retribuzioni. La risposta dei sindacati è stata la proclamazione di uno sciopero unitario, di otto ore. Ed è inoltre sempre aperta la questione dell’Ilva di Taranto: il colosso siderurgico passerà forse i mesi estivi, ma senza risorse e soluzioni definitive certo non andrà molto lontano. E poi c’è la questione degli ammortizzatori sociali, che la crisi rende sempre più indispensabili: per sollecitare il governo al rifinanziamento della cassa in deroga, Cgil Cisl Uil organizzano due giornate di mobilitazione in programma martedì 22 luglio e giovedì 24 luglio, in piazza Montecitorio, alla presenza dei tre segretari generali, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
Dunque, l’autunno che si profila non è tranquillo per il governo, impegnato, intanto, su molti altri fronti incandescenti, a partire dalla riforme istituzionali - Senato in primo luogo - ma anche dal “caso Mogherini’’ che si è aperto in Europa. Il gradimento sul nostro ministro degli Esteri, candidata da Matteo Renzi ad assumere il ruolo di “mister Pesc”, non è altissimo, tanto che la partita, e conseguente decisione, è stata rinviata a fine agosto.
La migliore notizia per il governo, forse, è quella dell’assoluzione nel processo Ruby decisa oggi dai giudici della corte d’appello di Milano per Silvio Berlusconi: un verdetto a sorpresa, che assolve l’ex premier da entrambi i capi di imputazione, concussione e prostituzione minorile, in quanto “il fatto non sussiste”, nel primo caso, e “non costituisce reato” nel secondo. Una sconfessione per i Pm Ilda Boccassini e Antonio Sangermano, che avevano istruito e vinto il processo in primo grado, ottenendo una condanna a sette anni. Forse addirittura troppi, come aveva sorprendentemente notato nei giorni scorsi anche un quotidiano considerato molto vicino ai giudici come Il Fatto Quotidiano. Ma dal “troppo” all’assoluzione completa il salto è stato sorprendentemente ampio. Tanto da far subito nascere la definizione di “miracolo del Nazareno”: il riferimento è al Patto stretto da Renzi e Berlusconi sulle riforme, che la conferma della pesante condanna avrebbe messo sicuramente a rischio.

Contrattazione
Dopo una lunga gestazione, è stato raggiunto l’accordo per il contratto Fiat. Entro il mese di ottobre, assicurano i sindacati, si aprirà un negoziato per definire un contratto economico e normativo “almeno” triennale. Risolti anche i nodi del contratto integrativo della Coca Cola, con un aumento di 6.100 euro nel triennio 2014-2016, pari a un incremento del 13%, e del Gruppo alimentare Bolton, dove l’aumento del premio di produzione sarà del 14,5%. Rinnovato inoltre il contratto dei 10.000 addetti al settore del tabacco sciolto, e delle PMI nel settore Cemento Calce Gesso. Infine, siglato in Campania l’accordo per la trasformazione del pomodoro, con l’obiettivo di promuovere la qualità del lavoro e dei processi produttivi.

Documentazione
Molto ricca, questa settimana, la sezione documentazione del Diario riservata ai nostri abbonati. Pubblichiamo, tra l’altro, i testi degli accordi contrattuali sopracitati, tra cui il Verbale dell'accordo Fiat e il verbale dell’accordo quadro per Alitalia. E ancora, l’ipotesi di accordo Tenaris, quello Piaggio sulla Cigs, l’integrativo della Granarolo, il protocollo tra ministero del Lavoro e Unipol per Garanzia Giovani. Nella sezione si potrà consultare anche l’integrale del Rapporto Istat sul settore delle costruzioni e il Rapporto Istat sulla povertà 2014.


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