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Casalinghe, multa a chi non si assicura.
Obbligatoria la polizza infortuni, ma pochi lo sanno. Indennità solo per invalidità superori al 33%, di Mariolina Cossa

ROMA - Lo Stato all’assalto di sei milioni di casalinghe (e casalinghi). Non pretende una cifra molto alta, si tratta di 12,91 euro (le vecchie 25 mila lire) all’anno. Ma se tutte/tutti pagassero, si incasserebbero poco meno di 78 milioni di euro. A quattro anni dall’entrata in vigore della polizza assicurativa obbligatoria contro gli infortuni domestici, arrivano le sanzioni per chi non si iscriverà
entro domani (31 gennaio). E la domanda delle donne che lavorano a casa, crescono i figli e si curano del marito e dei parenti anziani è sempre la stessa: perché devo rinunciare ad una seduta dal parrucchiere (le più fortunate) o ai quaderni per mio figlio? In cambio di cosa lo Stato mi chiede questi 12 euro e rotti? In cambio di poco, molto poco.

IN CASA - Voluta fortemente dalle Associazioni delle casalinghe, che all’inizio (parliamo del 1999) hanno puntato soprattutto all’introduzione di un principio (ovvero il riconoscimento del lavoro domestico come lavoro a tutti gli effetti), la legge per la polizza obbligatoria va a regime dopo 5 anni di rodaggio, suscitando però parecchie perplessità. Le maggiori: perché vengono indennizzati unicamente gli incidenti che causano invalidità permanente del 33% (quindi grave, gravissima, tanto per capirci almeno l’amputazione delle 5 dita di una mano)? Perché l’assicurazione non vale in caso di morte? Perché non copre chi ha più di 65 anni e in casa ci sta molto di più?

«UN BALZELLO» - E non è tutto: per avere diritto all’eventuale indennità, bisogna dimostrare di essersi fatte male svolgendo un lavoro domestico, perché qualunque altra situazione non strettamente legata alle faccende di casa non viene presa in considerazione. Con un’invalidità del 33% si ottengono appena 188 euro al mese, per avere il massimo, 1.030 euro, bisogna aver subito un infortunio pari al 100% di invalidità. Chi deve sottoscrivere la polizza? Tutti coloro, maschi o femmine, tra i 18 e i 65 anni d’età che svolgono in via non occasionale senza vincolo di subordinazione e a titolo gratuito un’attività domestica finalizzata alla cura delle persone della famiglia. La polizza è obbligatoria, tuttavia, anche per gli studenti, i pensionati, i disoccupati e gli stranieri che lavorano gratis in casa, sempre che non siano iscritti ad altre assicurazioni. Sono esenti (la quota la paga lo Stato), le casalinghe con un reddito personale di non oltre 4.648,11 euro all’anno o familiare complessivo non superiore a 9.296,22. Ma anche queste devono fare qualcosa entro domani: con un’autocertificazione, il cui modello da compilare è reperibile alle associazioni di casalinghe, ai patronati o alle sedi Inail, devono attestare di avere i requisiti per l’esonero. Informazioni al numero verde 803.888.

LE RICHIESTE - All’Inail spiegano che nel 2001, quando la legge è entrata in vigore, si sono volontariamente iscritte un milione e mezzo di casalinghe. Da allora, l’incremento annuo è stato minimo e al 31 dicembre 2004 avevano sottoscritto la polizza soltanto 1 milione 870 mila. Su una platea presunta di 6 milioni di casalinghe/casalinghi, è chiaro che ne mancano all’appello più di 4 milioni. «La legge va migliorata altrimenti è davvero un balzello, l’ennesimo sistema per far cassa - commenta Alessandra Egidi di Confcasalinghe -. In commissione Lavoro alla Camera c’è un testo unico che ha messo d’accordo tutti i partiti e che prevede alcune modifiche ma la Ragioneria centrale dello Stato ha espresso parere negativo». Che succede a chi non paga? «Se viene individuato pagherà una multa che comunque non supererà l’importo della quota. Più la quota stessa. Quindi massimo 26 euro». Ma pare che l’Inail voglia chiedere gli arretrati a quante non hanno pagato a partire dal 2001.

IL PRINCIPIO - Fino a oggi, raccontano all’Inail, sono state liquidate soltanto 107 richieste di indennizzo sulle 3.000 arrivate. Spiega la presidente della Federcasalinghe, Federica Rossi Gasparrini: «Oggi questa legge sembra poca cosa, anzi una tassa. Le percentuali di invalidità vanno assolutamente abbassate. Ma noi, 5 anni fa, miravamo prima di tutto al riconoscimento giuridico del valore di chi lavora per la famiglia. In caso di divorzio, quindi per gli assegni familiari, o in caso di incidente, per esempio una casalinga investita da un’automobile, le donne oggi "valgono" di più. Mentre prima, siccome non portavano soldi a casa non valevano niente».

IL FONDO - Tuttavia questi 12,91 euro dovuti offrono poca protezione. «Sì - continua Gasparrini -, e infatti già si discute. Se volesse, il ministro del Lavoro Maroni potrebbe già decidere autonomamente, con un semplice decreto ministeriale, di estendere la polizza in caso di morte. Quanto ad abbassare le percentuali di invalidità, la legge prevede che il Comitato che gestisce il Fondo presso l’Inail chieda miglioramenti al ministro». E se non succede niente? «Faccio lo sciopero della fame».

La Locandina:
http://www.inail.it/inailcomunica/campagnepubblicitarie/2005/casalinghe/BolCasalinghe_WEB.pdf
Fonte: corriere.it



 
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